Ovvero: come è soggettivo il mondo.
Per me il pesto è SOLO il pesto alla genovese.
Spesso dò la cosa per scontata e me ne sono resa conto più volte, ma penso di essere in qualche modo scusata -se mai ce ne fosse di bisogno-: mia mamma e tutta la sua famiglia è genovese, pertanto potete ben immaginare quanto abbia potuto storcere il naso le prime volte che sentivo parlare di “strani pesti alternativi”!
Crescendo ho assaggiato, e ammetto anche con gusto :), ad esempio quello siciliano e proprio a questo si alludeva nemmeno troppo velatamente quest’oggi con un’amica che ne cominciava la sacra preparazione in largo anticipo in vista del pranzo di Ferragosto
“che il pesto va fatto con calma, lentamente e fatto riposare” -cit.
Come non postare proprio oggi, dunque, ed in suo onore, la mia versione di pesto alla genovese senz’aglio, fatta come spesso mi accade un po’ ad occhio -scusatemi, ma la mia precisione di farmacista, pignola e precisetti che tanto amo nella pasticceria spesso se ne va a ramengo quando devo preparare di corsa qualche salvacena…- seguendo l’invisibile ricetta che mi è stata insegnata dalla nonna?
Avviso anche i più deboli di cuore che come potrete vedere dalle foto passopasso che ho orrorificamente usato il frullatore.
Lo so: ogni qualvolta si utilizzi una lama di acciaio per frullare del basilico
un ligure… si tocca i gioielli perchè rischia di morire di infarto!
-passatemi questa colorita immagine, ma il tono del post si stava facendo troppo aulico per i miei gusti-
D’altronde, come testimonia anche l’immagine qua sotto ero partita bene, con tutte le buone intenzioni, ma le ho abbandonate presto, devo ammettere, complici un pianto, un occhio nero e la voglia di andare in spiaggia a farmi un bel bagnetto rinfrescante!
Buon Ferragosto a tutti e godetevi un buon pranzo coi vostri cari!
-basilico (ricordatevi, se acquistate le piantine, di invasarle per sperare di poterne riutilizzare altre foglie)
-parmigiano reggiano grattugiato
-pinoli
-olio EVO
Procedimento:
-scegliere bene le foglioline di basilico: che siano medio piccole, profumate e non rovinate; mondarle del gambetto e lavarle delicatamente sotto l’acqua fredda a pioggia per non rovinarle
-asciugarle con garbo con un canovaccio pulito
-pestarle in un mortaio di marmo alias, dati i tempi solitamente ristretti della vita quotidiana, metterle in un frullatore, aggiungendo poco olio di oliva e azionando le lame a pulsazione
-aggiungere a proprio gusto pinoli e formaggio grattugiato -per un gusto più deciso e classico si può usare un mix di parmigiano e pecorino- rendendo il tutto più cremoso regolando con l’olio
-condirci un buon piatto di pasta utilizzandone in quantità!
nb: io non salo ulteriormente perché preferisco aggiungere formaggio e all’ultimo ci metto una manciata di pinoli grossolanamente spezzettati perché alla mia bimba piacciono un sacco 😉
Molto orgogliosa per la dedica, ringrazio 😉 e aggiungo che è proprio vero che il pesto, quello che tutti immaginano sentendo la parola, è il tuo perché per gli altri c’è bisogno di specificare, trapanese oppure pantesco che è un’altra versione ancora. Mi piace pensare che siano tutti nati vicino al mare che è una bella cosa da avere in comune. Buon ferragosto
Vero! Ottima considerazione! Potremmo allora dire che “il mondo è soggettivo, ma in fondo tutto il mondo è paese :)”
Attendo una tua lezione privata sulla preparazione del “tuo”, anzi dei tuoi, pesto per futuro articolo 😉
Buon ferragosto anche a te, bedda!